Mercoledi, 06/03/2019 - Yayoi Kusama, icona giapponese per eccellenza, una delle artiste viventi più influenti della storia dell’arte contemporanea e la più venduta al mondo, ha quasi 90 anni e per l’occasione la regista Heather Lenz ha deciso di raccontare la sua incredibile storia nel documentario “Kusama - Infinity”, che arriva nelle sale distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema (trailer).
“Kusama - Infinity” è il primo film a descrivere l’eccezionale vicenda esistenziale dell’artista più autentica del nostro tempo: Kusama ha lottato infatti per mantenere l’integrità della sua arte, dei suoi principi e della sua eredità. Ha vissuto una forte oppressione agli inizi della sua carriera a causa del sessismo e del razzismo che caratterizzavano il mondo dell’arte, ha avuto una malattia mentale in una cultura in cui era percepita come una vergogna ma è riuscita a emergere ed è ora una tra le cinque artiste donne più influenti al mondo nell’ambito dell’arte contemporanea.
Il film esplora l’ascesa di Kusama verso il successo mostrando da vicino il suo talento, le sue ossessioni, la malattia mentale e le difficoltà incontrate durante il suo percorso, la sua significativa importanza artistica e culturale. Utilizzando il materiale d’archivio e quello inedito, viene raccontata la storia di Kusama attraverso le sue stesse parole e le toccanti interviste a direttori di musei, galleristi, curatori, critici, collezionisti, amici e collaboratori. Ideatrice di abbaglianti e fantasiose creazioni a pois, e conosciuta ai più per le enormi zucche colorate e le sue Infinity Room, Kusama continua a dedicarsi all'arte a tempo pieno realizzando innumerevoli opere che abbracciano varie discipline come la pittura, la scultura, l’arte performativa, il design.
Con le sue creazioni macroscopiche e microscopiche tra cui dipinti, performances, stanze a grandezza naturale, installazioni scultoree, lavori letterari, poesie, romanzi, film, moda e design, Kusama continua a registrare con le sue mostre, nei principali musei internazionali, un numero record di visitatori (dal 2013 sono stati più di 5 milioni) e non esiste artista al mondo che abbia un simile pubblico (anche le sue Infinity Mirror Rooms sono virali sui social media).
Kusama si dedica incessantemente a creare arte ed a partecipare a mostre senza dar segno di cedimento, all’età di quasi novanta anni, e di recente ha esposto presso le più prestigiose istituzioni internazionali tra cui il Centre Georges Pompidou, la Tate Modern, il Whitney Museum of American Art, il National Centre of Art di Tokyo e il Museo di Hirshhorn. Nel 2017 ha aperto il suo museo personale a Tokyo con la mostra inaugurale “Creation Is a Solitary Pursuit, Love is What Brings You Closer to Art”.
“Ho conosciuto per la prima volta l'arte di Kusama mentre mi laureavo in Storia dell'Arte – racconta la regista Heather Lenz - All'epoca, studiavo su tomi enormi ma che raramente contenevano anche solo un paragrafo sull'arte prodotta dalle donne. Quando ho visto per la prima volta i lavori di Kusama, ho immediatamente percepito un legame istantaneo con la sua arte. Mentre imparavo di più sulla vastità di lavori che Kusama ha creato durante la sua vita, in particolare a New York tra il 1958 e il 1973, ho compreso che i suoi contributi al mondo dell'arte non erano stati adeguatamente riconosciuti. Successivamente, durante il mio Master in Cinema alla University of Southern California, ho deciso di fare un film su questa straordinaria artista giapponese per condividere la sua storia con un pubblico più ampio. All’epoca non avrei mai potuto immaginare che Kusama sarebbe diventata l'artista femminile più venduta al mondo! Ma nonostante sia ormai famosissima per la sua parrucca rossa e i suoi pois colorati, ho pensato che far conoscere anche il lato oscuro della sua storia personale potesse aiutare a trasmettere al pubblico quella parte della sua vita e della sua persona onde evitare che venisse dimenticata. Volevo che chiunque sapesse che quella di Kusama è la storia di una pioniera che ha dovuto superare il sessismo, il razzismo e la malattia mentale per perseguire il sogno di essere un’artista. Spero perciò che le persone trovino stimolante il film”.
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