“Coltivare speranza, seminare giustizia, riflessioni su xenofobia, etnocentrismo e migrazioni”
Si è svolto il 19 ottobre il convegno “Coltivare speranza, seminare giustizia, riflessioni su xenofobia, etnocentrismo e migrazioni” al “Parco Peppino Impastato” di Lamezia Terme, promosso dall’ Associazione “Il Vizio di Vivere e non solo”.
Domenica, 20/10/2024 - Si è svolto il 19 ottobre il convegno “Coltivare speranza, seminare giustizia, riflessioni su xenofobia, etnocentrismo e migrazioni” al “Parco Peppino Impastato” di Lamezia Terme, promosso dall’ Associazione “Il Vizio di Vivere e non solo”. Oltre ai saluti della presidente Marinella Pucci e del vicepresidente Felice Lentidoro, sono intervenuti esperti ed esponenti della società civile nonché vari professionisti che si occupano della tematica: Anna Fazzari Psicologa Psicoterapeuta e Sociologa, Presidente del CLES, Orlando Amodeo Medico delle carrette del mare, ex Dirigente Medico della Polizia, Francesco Di Lieto Avvocato e Vice Presidente Nazionale Codacons, Patrizia Giancotti Antropologa, fotografa giornalista, autrice e conduttrice per Radio 3, Ramzi Labidi, Responsabile Ufficio Immigrazione e Presidente Associazione Sabir. Ha moderato l’evento la giornalista Ada Cosco. "Le istituzioni - affermano gli organizzatori - le associazioni, la stampa e la cittadinanza tutta, sono stati invitati a partecipare. Questa iniziativa vuole essere l'ennesima dimostrazione che xenofobia, razzismo sono cose da affrontare con un dibattito pubblico pragmatico aperto che promuovi la cultura del rispetto a prescindere dalla nazionalità e dall' identità delle persone".
Alla presenza di un pubblico numeroso ed attento ha infine portato la sua storia di immigrata una giovane donna che vive a Lamezia da diversi anni, dopo vicessitudini fatte di sofferenza e dolore.
Tutti gli interventi hanno fatto riferimento sia a studi su scala internazionale e a interviste e discussioni condotte in Italia nell’ambito di alcuni progetti di ricerca sia alla diretta esperienza a contatto con le persone migranti e la complessità di intrecci e dinamiche in cui i traumi del loro passato si ricollegano alle difficoltà del presente e alle non sempre promettenti prospettive per il futuro, ponendo l’accento su quanto sia difficile per tutti comunicare, condividere e comprendere la sofferenza, porla su un livello che superi quello della mera esibizione e del clamore.
La sofferenza delle persone migranti si dipana, muta e si sviluppa attraverso la sequenza spazio-temporale dei loro spostamenti.
Toccato anche l’aspetto delle donne che si trovano a dover affrontare dei rischi e delle situazioni di insicurezza diverse da quelle degli uomini, mostrandosi fortemente vulnerabili e soggette a violenza di genere che lasciano il Paese di origine, non si creano aspettative sul Paese di destinazione se non avere in mente gli obiettivi : economico del loro futuro, il miglioramento della loro vita e la fuga da una situazione politica pericolosa. Molte di loro vivono la partenza come una separazione a tutti gli effetti e una chiusura totale con la vita che conducevano prima, altre invece non danno molta importanza ad una fase che può permettere loro di voltare pagina.
E infine attenzione anche ai minori stranieri non accompagnati.
Molte le parole dette, i racconti di vita narrati, tante le emozioni sollecitate con l’unico obiettivo di indurci all’assunzione di comportamenti che possano “coltivare speranza e seminare giustizia”.
Anna Fazzari
Presidente CLES
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