ANNO 2022 - GUERRA DELLA RUSSIA ALL'UCRAINA - IMMAGINARE UNO SCENARIO DI PACE
COSA PROPORRE PER UN TENTATIVO DI PACE? - Inviato via Twitter ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio, al Ministro degli Esteri e ad altri, alle Presidenti e al Presidente della Commissione, del Parlamento e del Consiglio europei
Venerdi, 08/04/2022 - Il 3 aprile 2022, giorno della strage di Bucha, Cecilia Strada ha indicato la necessità di un’assemblea PERMANENTE del Consiglio di sicurezza dell'ONU per individuare una soluzione alla guerra. Stupisce il fatto che tale iniziativa non sia stata presa immediatamente.
Io e quanto meno alcuni di coloro che aderiranno alla petizione che mi riservo eventualmente di lanciare non abbiamo esperienza di relazioni internazionali, di strategie militari e di diplomazie di un qualche tipo. Anche le cittadine e i cittadini comuni però pensano e si sentono inquiete e inquieti per il protrarsi di una guerra che, come tutte le guerre, è insensata e che per di più è fortemente feroce. In qualità di cittadina italiana che la guerra decisamente la odia, provo a formulare una proposta, che a me appare utilizzabile e che potrà apparire forse tale ad altre e ad altri.
Esiste la richiesta di considerare Putin e i militari da lui posti in campo colpevoli di crimini di guerra. È un’iniziativa legittima, ma che richiede valutazioni giuridico-specialistiche estranee alla presente esposizione, il cui scopo è solamente di tentare di fermare l’eccidio, in un modo che possa essere accettato sia dalla Russia sia dall'Ucraina.
P R O P O S T A
L’attacco all’Ucraina è stato spiegato da Putin con due motivazioni diverse:
• una è il progressivo allargamento della NATO sino a comprendere territori dell’Europa dell’Est;
• un’altra il conflitto nel Donbass tra ucraini antirussi e ucraini filorussi che ha prodotto già in passato morti e stragi.
Il presidente russo, che pure ha spesso espresso valutazioni tali da far emergere la sua vena all’espansionismo sugli ex territori dell’URSS che non rientrino nella Federazione russa, UFFICIALMENTE si attesta su questi due fattori e ciò porta a desumere che, SE opportunamente risolti, la guerra dovrebbe potersi considerare finita, con plauso interno assicurato per lui e immagine parzialmente rilucidata all’esterno. Questo dovrebbe altresì comportare, per logica, la restituzione all’Ucraina di tutti i territori occupati, a cominciare da quella Crimea la cui annessione motivatamente non è stata riconosciuta a livello internazionale, in quanto attuata senza il consenso dell’Ucraina.
“Ma come, uno va a fare una guerra, la vince” - cosa ancora da stabilire - “e se ne va senza portare nulla a casa?”, hanno obiettato alcune persone sui social. L’errore di questa formulazione sta nel ritenere che ciò che Putin potrebbe/dovrebbe portare a casa debba coincidere con i territori occupati.
Dobbiamo continuare a ritenere “normale” la spartizione dei territori tra potenze vincenti o ausiliarie, possiamo ancora una volta considerare le persone come pedine di una scacchiera, da spostare di qua o di là a seconda dei successi militari? Nei territori ucraini occupati vivono ucraini-filoucraini e ucraini-filorussi. I territori sono di chi li abita e non del primo vicino che li invade. Nell’interesse non solo dell’Ucraina ma di chiunque, pertanto anche della Russia, ciò che bisognerebbe offrire a Putin è qualcos’altro, qualcosa che discenda direttamente dalle sue motivazioni ufficiali, smentendo le quali smentirebbe dinanzi al mondo se stesso, con ricadute immediate e/o future estremamente negative per la sua immagine. In altri termini, prendiamolo in parola e proviamo a vedere che fa.
Prendiamo in parola però anche gli altri, a cominciare da tutti i Paesi che hanno inviato armi – giustamente data la situazione, secondo me, ma il mio è un parere soggettivo che conta assai poco – per finire con la stessa Nato. SE tutti vogliono che la guerra finisca e il fantasma di una guerra che duri anni è una solo previsione dolorosa ma non desiderata, allora tutte le parti attrici dovranno agire di conseguenza, ovvero in modo da PROVOCARE LA PACE, una pace razionale, premessa per un miglioramento - difficilmente di raggiungimento immediato e dunque necessariamente progressivo - delle relazioni tra gli Stati.
Un Trattato di pace che prevedesse la cessione di Donbass, Crimea e di qualsiasi altra zona del territorio ucraino costituirebbe una legittimazione della guerra d’invasione, che rappresenta una precisa violazione del diritto internazionale e finirebbe con l’incoraggiare la Russia a compiere analoghe violazioni future a danno di altri Stati (ipotesi non remota). I territori ucraini devono necessariamente restare all’Ucraina e non soltanto per desiderio di questo Stato ma a garanzia della funzione attribuita al diritto internazionale (funzione che ne costituisce il fondamento), con l’inclusione inderogabile però nel trattato delle misure che costituivano il protocollo di Minsk II, che fra le tante clausole previste comprendeva anche il bilinguismo e lo scioglimento di TUTTE la milizie filoucraine e filorusse.
Quest’ultima misura dovrebbe prevedere anche il divieto di riorganizzazione successiva delle milizie, di qualsiasi appartenenza, che abbiano fin qui agito nel Donbass o in altre zone dell’Ucraina, il mancato rispetto del quale farebbe decadere l’impunità prevista da detti accordi per eventuali crimini commessi, portando i soggetti appartenenti alle milizie ricostituite a risponderne immediatamente in tribunale. Inoltre, gli appartenenti esteri a milizie combattenti per l’una o per l’altra parte dovrebbero essere espulsi da tutto il territorio ucraino, non avendo alcuna legittimazione a rimanervi.
Già questa parte del trattato servirebbe all’Ucraina, consentendo una pacificazione interna necessaria, e al tempo stesso potrebbe essere spesa in Russia da Putin come giustificazione ed effetto del suo intervento militare.
L’Ucraina per sua parte dovrebbe rinunciare a chiedere l’ingresso nella Nato e accettare di non attivare esercitazioni militari diverse da quelle relative all’addestramento del suo esercito, con esclusione dunque di presenze Nato (cosa che sembra già intenzionata a fare). In cambio, dovrebbe ovviamente ricevere garanzie di non invasione a opera della Russia, con la violazione delle quali l’inclusione dell’Ucraina nella Nato diverrebbe automatica.
Il Trattato, inoltre, dovrebbe contemplare anche un accordo tra la Federazione Russa e la Nato di non ulteriore allargamento delle reciproche alleanze militari verso TUTTE le zone di confine tra le due parti e di non superamento dei confini esistenti prima dell’inizio della “operazione specialissima” russa. Accordo la cui violazione unilaterale porterebbe quale conseguenza la legittimazione di strategie militari diverse e perfino opposte a quelle contemplate dall’accordo.
Anche questo risultato potrebbe essere rivendicato da Putin come un successo della strategia militare adottata (leggasi guerra), a beneficio della sua credibilità personale.
Infine, il ritiro delle sanzioni dovrebbe prevedere quale condizione ineliminabile la partecipazione della Russia alle spese necessarie per la ricostruzione dell’economia ucraina a fronte delle perdite materiali da questa subite, presentandola però non come misura punitiva ma come dimostrazione della volontà di pacificazione e di “benevolenza umana” verso la popolazione ucraina sopravvissuta. Partecipazione che dovrebbe essere estesa a tutti i Paesi aderenti alla Nato (che probabilmente non ha dialogato efficacemente con Putin PRIMA dello scoppio della guerra), in percentuali opportunamente valutate. Se ben spesa, anche questa “magnanimità” dimostrata potrebbe procurare a Putin consensi interni e dunque apparirgli accettabile, tanto più che il ritiro delle sanzioni sarebbe visto con estremo sollievo dalla popolazione russa e anche da lui.
Come “offerta” globale mi sembra abbastanza nutrita. Cercare di umiliare l’avversario, chiunque esso sia, è la premessa per la riedizione di una guerra, che invece va assolutamente evitata.
La presente proposta è un’utopia? Una bozza di accordo improponibile? O per caso si potrebbe tentare?
7 aprile 2022
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Il testo verrà inviato anche via mail e diventerà probabilmente una petizione.
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