Altro che 50 sfumature di grigio, infinite sfumature di sessualità tra donne.
A Roma un ciclo di serate "kinky" dedicate esclusivamente a donne, una delle organizzatrici, Deborah Di Cave, ci spiega perché la questione è anche politica e femminista
Mercoledi, 21/11/2018 - A Roma dal 23 novembre è iniziato un ciclo di serate "kinky" dedicate esclusivamente a donne, una delle organizzatrici, Deborah Di Cave, ci spiega perché la questione è anche politica e femminista
Che significa kinky, cosa comprende?
Il kinky è un termine ombrello per indicare una vasta gamma di sessualità non convenzionale. All’interno ci rientrano il feticismo, i giochi di ruolo, fino allo stesso acronimo bdsm che da sè rappresenta un intero “mondo” di possibilità, dalle relazioni durature tra una persona dominante ed una sottomessa, fino ai giochi estemporanei di sadomasochismo o la pratica quasi artistica del bondage.
Che succederà?
Bella domanda! Che le donne pratichino sessualità non convenzionale con altre donne a livello privato non è cosa ignota, ma di fatto questa è la prima volta in Italia e forse addirittura in Europa che qualcuna osa creare uno spazio pubblico di relazione e sessualità kinky e bdsm per sole donne quindi le possibili dinamiche sono misteriose anche per noi che organizziamo e non sappiamo come le donne che amano solo o anche le donne possano vivere questo tipo di “giochi” in un luogo pubblico privo di occhi e fantasie maschili.
Il famoso dresscode, indicazioni?
Il feticismo per un dresscode particolare, dal gothic al fantasy, può attrarre molte e anche far parte dello stesso senso kinky della serata, ma magari per altre non è così e può risultare una inutile costrizione. Per questo nell’invito abbiamo invitato più semplicemente a vestirsi con qualcosa che risvegli i propri sensi e le proprie fantasie...se poi ciò dovesse essere la famosa camicia di flanella a quadrettoni andrà bene così.
Diciamocelo: è una serata "separata" , pratica dismessa da parecchio, salvo poche eccezioni.
Assolutamente sì. Da sempre gli uomini gay hanno attivato propri luoghi e percorsi di sessualità non convenzionale senza per questo sentirsi meno gay, meno impegnati e non si sono fatti alcun problema a tenere lo sguardo e le pratiche femminili al di fuori di questi spazi. E' ovvietà utile ribadire che la sessualità è fatta da infinite sfumature o declinazioni personali che appartengono alle donne esattamente come agli uomini e che non rendono le donne che vivono e agiscono questi desideri una caricatura di un maschio maschilista e machista, come non avviene se una donna fuma o indossa i pantaloni. La differenza nelle pratiche la fa la consapevolezza di chi le agisce e non certo il fatto che una cosa sia stata descritta nel tempo come maschile o femminile. Purtroppo come tutto l'universo della sessualità e dell'amore tra donne queste pratiche ed esperienze subiscono il continuo rischio di essere guardate, organizzate, invase dallo sguardo e da alcune pratiche frequentemente agite da uomini che anche nei luoghi più confort e sexpositive possono inquinare e cercare di manipolare l’universo del desiderio femminile.
Se il genere non esiste ed è costruzione sociale, perchè la necessità di uno spazio separato da qualcosa che si può ricondurre al costrutto in ottica binaria di "uomo"?
Perchè per decostruire bisogna comunque avere degli spazi sicuri dove esercitare il proprio immaginario e il proprio sentire più intimo. Niente come la sessualità delle donne con le donne, in ogni sua possibile sfaccettatura da quella più domestica a quella più estrema, risente dell’ "inquinamento" eteronormativo e in senso stretto maschile e maschilista. Quindi ho iniziato a sviluppare l'esigenza di uno spazio dedicato, a ritenere necessario un luogo ed un’occasione dove questi desideri e queste pratiche possano avere uno spazio sicuro: dove non si possa venire giudicate come donne lesbiche o bisessuali che usano strumenti del patriarcato, dove non si rischi di agire fantasie non proprie, ma di un immaginario maschile, dove non esista una gerarchia tra donne lesbiche, bisessuali o semplicemente curiose di sperimentare una parte dei proprio desideri, dove anche donne non nate tali, ma che si riconoscono e vivono come tali e desiderano e “giocano” con altre donne possano trovare uno spazio non discriminante. Perchè è un dato di fatto incontrovertibile e comprovabile, se si riesce ad andare aldilà del proprio personale, che le donne amano e desiderano in infiniti modi le altre donne e questi modi possono passare anche attraverso il “gioco” del feticismo, attraverso l’arte e la costrizione delle corde, passando per la gestione del dolore/piacere, fino ad arrivare alla possibilità della sperimentazione e della pratica del rapporto tra dominazione e sottomissione, tra cura e controllo. Come donna bisessuale politicizzata non ho mai avuto problemi ad accettare il mio desiderio di dominazione e la mia pratica di “gioco” bdsm, non l’ho mai sentito, per esempio, in alcuna contraddizione con la mia militanza ed il mio femminismo. Ma è per gli altri motivi sopra esposti che anche io donna bisessuale praticante bdsm di fatto ho sempre “giocato” in ambienti pubblici essenzialmente con uomini sottomessi e non con le donne, censurando molto i miei stessi desideri per non rischiare di instaurare una dinamica ad uso e consumo di fantasie maschili che possono anche piacermi quando lo decido io, ma che in certi contesti mi vengono imposte contro la mia volontà anche solo con gli sguardi. Ecco perchè la questione è femminista e perchè come donna bisessuale di mezza età che ha militato per anni nel Movimento LGBT e ancora oggi anche in quello poliamoroso e femminista, ho deciso di riconquistare spazi, organizzando attivamente una serata legata alla cultura e alla pratica della sessualità kinky e più precisamente bdsm rivolta esclusivamente a donne (tutte le donne) che amano e/o fanno sesso (anche) con altre donne. Si spera la prima di una lunga serie di serate a cadenza mensile.
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