Un percorso di giustizia riparativa per minori sex-offenders. Un intervento di carattere sperimentale per strutturare in futuro analoghi percorsi di recupero alla socialità e all’approccio riparativo
Appare sempre più importante - in un mondo in cui gli adolescenti, provenienti da ogni strato sociale, possono trovarsi a commettere reati senza averne neppure piena consapevolezza, spesso privi di punti di riferimento ed esposti al disagio di una società ‘liquida’, in cerca di una ‘forma’ e di un’identità troppo spesso inseguite in gruppi di pari instabili o con connotazioni ‘negative’, dove vivere esperienze che possono sfociare in atti violenti verso se stessi o verso gli altri, che siano pensati e realizzati - il senso di progetti socio-educativi con approcci di giustizia riparativa, realizzati in collaborazione fra istituzioni e associazioni di settore, volti a ricucire i legami sociali di questi giovani con la società e, laddove possibile, con le vittime.
Da segnalare, in tal senso, il progetto ‘Altri percorsi: riparare alla violenza con la comunità’, sostenuto dalla Regione Lazio, che si è svolto nell’ambito di un percorso di giustizia riparativa con ragazzi autori di reati riconducibili a violenza di genere, per i quali il Tribunale dei Minori ha deciso l’assegnazione di percorsi progettuali sperimentali all’interno della Messa alla Prova (MAP). L’obiettivo del progetto - che si è svolto da febbraio a novembre del 2023, accompagnando un periodo della MAP di alcuni ragazzi – è stato quello di compiere un monitoraggio sull’evoluzione, in termini di responsabilizzazione e presa di coscienza, della consapevolezza circa la gravità e le conseguenze (anche per le vittime) dei reati commessi. Attraverso focus group, incontri e colloqui mirati sia con i ragazzi sia con gli adulti di loro riferimento coinvolti nel percorso progettuale (famiglie, équipe specialistica, associazioni di volontariato) l’Associazione NOIDONNE TrePuntoZero ha portato il suo contributo con un punto di vista esterno all’istituzione e sulla base dell’esperienza di Associazione competente nelle questioni di genere.
Il progetto, realizzato sotto il controllo del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità e dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorennidi Roma - anche in attuazione della legge regionale (7/2007) che favorisce il ricorso a misure alternative alla detenzione potenziando il sistema integrato di rete sociale regionale – ha apportato, all’interno del più ampio programma di MAP dei ragazzi, un intervento di carattere sperimentale finalizzato a valutare le possibilità concrete di ‘strutturare’, per il futuro, analoghi percorsi di recupero alla socialità e all’approccio riparativo, per un più ampio numero di minori e/o giovani adulti autori di reati legati a fattispecie di violenza di genere, anche in relazione al coinvolgimento di diversi attori del territorio (istituzione pubblica, privato sociale e Terzo Settore).
Le progettazioni socio-educative proposte nelle MAP dei ragazzi si ispirano infatti alla promozione dello sviluppo di una comunità educante attraverso il fattivo coinvolgimento dei soggetti pubblici e del privato sociale (Terzo Settore) nell’offerta di attività socialmente utili, anche prevedendo la collaborazione delle famiglie, in risposta al mandato istituzionale e normativo ed alle richieste dei Tribunali per i Minorenni di organizzare attività con ricadute sociali specificamente rivolte alle vittime e offrendo nuovi modelli educativi che incidano nei contesti familiari e sociali dove il reato è maturato.
Tra le attività proposte in ‘Altri percorsi: riparare alla violenza con la comunità’, condivise con le istituzioni ed effettivamente realizzate dai ragazzi, erano previste delle storie/narrazioni fotografiche, guidate dall’Associazione NOIDONNE TrePuntoZero, in collaborazione con gli operatori del sociale che avevano in carico i ragazzi, che potessero dare conto delle attività del progetto, seguite dai singoli durante il percorso di MAP.
I lavori qui pubblicati, che potranno diventare una mostra con valenza sociale, sono il racconto e la restituzione di una parte dei percorsi compiuti dai ragazzi presso realtà dell’associazionismo (CRI, Caritas, Salvamamme, Domus Nostra), durante i quali hanno incontrato persone, conosciuto realtà e fatto esperienze che sono sinteticamente narrate e commentate nelle sequenze delle immagini. Una mostra che rappresenta una tappa di percorsi umani complessi e dolorosi, con profonde valenze simboliche, pensando in modo particolare alle vittime, ed a tutte le donne ideali beneficiarie di percorsi di contrasto alla violenza di genere, per le quali si auspica che le istituzioni in rete, in collaborazione con le associazioni di settore, prevedano sempre adeguate e necessarie attenzioni, assistenza e sostegno.
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