‘Lo Spirito del Genere Sommerso’: una mostra di artiste (antiche e moderne) a Villa Ipazia
Dall’8 al 17 novembre esposti a Roma i lavori e le storie di botaniste e illustratrici dimenticate accanto agli acquerelli a tema botanico realizzati nel laboratorio dell’artista Maria Chiara Calvani, che intervistiamo
Mercoledi, 06/11/2024 - Si terrà a Roma, presso la prestigiosa sede di Villa Ipazia, nel IV Municipio (un bene riconvertito e ristrutturato, dopo essere appartenuto al gerarca fascista Farinacci), in Viale Rousseau 90, la Mostra dal titolo “Lo spirito del genere sommerso: un’esperienza di condivisione”, che raccoglie, commenta ed espone gli acquerelli realizzati nel corso di un consolidato ed appassionante laboratorio di pittura che si svolge da anni nel IV Municipio, presso la sede della Casa del Parco nella Riserva Naturale Valle dell'Aniene, a cura della versatile artista Maria Chiara Calvani.
Ma non si tratta solo di pittura, bensì di un percorso di studio sulle biografie di donne botaniche, illustratrici, botaniste e pittrici dei secoli scorsi, spesso dimenticate o rese invisibili dalla storia e dai suoi meccanismi androcentrici, che riprendono vita e proseguono un percorso di emancipazione interrotto, attraverso le letture, le poesie e il lavoro sulle loro opere portato avanti da un nutrito gruppo di donne che, nel ‘learning by doing’ (l’apprendere mediante l’esperienza di deweyana memoria) e nella convivialità del laboratorio, riconoscono anche la propria individualità ed il proprio, specifico talento, tutte accomunate dall’amore per l’arte, la natura, la libertà piena di esprimersi ed autodeterminarsi.
La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00 e sarà allietata da alcuni interventi letterari e musicali a cura di Flaviana Rossi (voce) e Sonia Maurer (chitarra), sia in apertura (l’8 novembre alle 18.00, anche con poesie della Calvani), sia in chiusura (il 17 novembre alle 18.00, anche con letture delle allieve), ed altri due concerti, il 10 novembre dedicato alla compianta artista Giovanna Marini (con la partecipazione di Michele Manca al canto), e l’altro il 16 novembre, dedicato alle canzoni romane.
Di queste donne, delle artiste antiche e delle allieve-artiste moderne, tra passato, presente e futuro, ci parla Maria Chiara nell’intervista con Noi Donne. Per rendere giustizia a quelle antiche sorelle che hanno vissuto, dipinto, amato e sognato l’indipendenza prima di noi, e per tutte le artiste che, nel mondo, non possono esprimersi, né creare, né godere della bellezza e del sapore della libertà.
Intervista a Maria Chiara Calvani Maria Chiara, raccontaci, com’è nata l’idea di questa mostra e come avete scelto la location?
Dunque, la cosa molto interessante è proprio la location dove si terrà questa mostra, che è un bellissimo edificio, la ex villa Farinacci. Farinacci, com’è noto, era un gerarca fascista ed è stato anche il mandante dell'omicidio Matteotti. La villa è stata progettata dall’architetto Lorenzo Chiaraviglio ed è un edificio molto bello, di impronta razionalista, con anche degli accenni un po' metafisici. Oggi questo luogo si chiama Villa Ipazia, dedicato a Ipazia d'Alessandria, filosofa e astronoma, quindi la villa è stata intitolata a questa donna, e molti eventi culturali legati al femminile, ma anche tutti gli eventi culturali del IV municipio, ruotano intorno a questo edificio.
Io di questa cosa non erO a conoscenza, fino a quando non ho conosciuto il presidente, il direttore artistico di questo progetto, Culture in Movimento, che è un progetto che credo sia attivo in tutte le periferie di Roma e che ha il sostegno di Roma Capitale, del municipio, in questo caso il IV municipio, con il cui presidente, Giorgio Granito, ho parlato per organizzare questa mostra a Villa Ipazia, dopo averlo conosciuto a un concerto, e in seguito gli ho mostrato alcuni lavori delle allieve del Laboratorio e siamo rimasti d'accordo per la mostra.
Questo mi fa molto piacere perché tutti i laboratori che faccio, li sto portando avanti sul territorio del IV Municipio. In particolare la Casa del Parco è la principale sede dove realizziamo i laboratori di acquerello, applicato allo studio delle erbe selvatiche, che è uno spazio secondo me estremamente interessante perché lì intorno ci sono gli orti urbani, con persone che vengono dalle scuole, che organizzano, ci sono dei volontari o ragazzi del servizio civile, che accompagnano poi le scuole lungo l’Aniene a fare delle indagini anche sull'acidità delle acque, sull'habitat naturale, ci viene l'ISPRA, legata all'ambiente, che organizza degli eventi anche aperti al pubblico, portando in giro le persone, e quindi è un posto molto molto stimolante devo dire.
Lì, alla Casa del Parco, ormai da quattro anni tengo questi laboratori di acquerello: la cosa è iniziata un po' così, quasi per curiosità e poi è andata avanti e continuo a farli, ma sono due anni che questi laboratori, come tu sai, li organizzo con una tematica legata al femminile, infatti sono incentrati sullo studio di una figura femminile che nella storia della botanica, dell'illustrazione botanica, dell’arte botanica, è stata una testimone anche importante, ma pressoché sconosciuta dalla Storia dell'Arte. Quindi si parla di autrici che, se fai una ricerca su internet, già è tanto se trovi qualcosa: io ho trovato una fonte molto interessante di questa giornalista bulgara che si chiama Maria Popova, che ha un sito che si chiama The Marginalian, dove pubblica tutta una serie di articoli sul femminile, quindi dalle filosofe alle botaniste, alle musiciste, alle poetesse e scrive degli articoli diciamo anche molto trasversali, si vede che non è una studiosa accademica ma è comunque un'autorità, che fa tutto un lavoro di ricerca proprio sul femminile e su cose che a lei interessano e tra queste c'è la botanica, e quindi ho messo a fuoco una serie di autrici e ogni volta propongo un laboratorio dedicato a queste donne.
Quest’anno a quali autrici hai dedicato il laboratorio e quindi la mostra?
Una di queste per esempio è Sarah Stone, poi c’è Jane Loudon, e c'è sempre la grande Maria Sibylla Merian che, comunque, è un po' una portavoce di tutto quello che è stato, però sì in particolare Jane Loudon, Sarah Stone, le sorelle Harriet ed Helena Scott, H. Isabelle Adams, Edith Gertrude Clements. Tutte queste donne hanno delle vite molto particolari perché per esempio Edith Clements, americana, ha aperto un osservatorio insieme al compagno in Colorado nei primi del Novecento e lì studiavano la flora e la fauna del territorio per salvare le zone naturali dall'edilizia selvaggia. Lei aveva contatti con gli studenti delle Università che andavano a fare visita a questo osservatorio, ci sono proprio degli aneddoti delle biografie raccontate da questa Maria Popova che narrano dal punto di vista umano queste donne.
Questo è molto bello ed interessante perché dà un sostegno a quella che è la pratica del laboratorio, all’esercitazione tecnica sull'acquerello. Perché, diciamo, non è tanto l'originalità delle tavole rifatte dalle allieve, riferite per esempio ad un erbario o ad un manuale delle erbe creato per la divulgazione popolare, ma è un lavoro che è interessante anche sul piano dell'emancipazione e della forza che questa femminilità, diciamo curiosa, mette in circolo anche dentro il contesto del laboratorio dove ci sono tutte queste signore, queste donne che vengono e dove si è creata una situazione di energia molto bella.
Quante sono adesso le allieve del tuo laboratorio?
Guarda sono cresciute, sono tante, e poi le ho anche ‘selezionate’ quindi non sono tutte, l’ho fatto sulla base non della capacità ma sulla base della passione, perché molte vengono sempre e a loro piace, si intestardiscono se non riescono a fare le cose come vogliono e quindi rimangono male perché vogliono far meglio, ed è molto bella questa cosa e soprattutto interagiscono tra loro per cui c'è un bel clima, si preparano i dolci e tisane mentre si lavora…
Raccontaci, com'è nata in te questa idea dei laboratori, quando hai cominciato quattro anni fa dicevi, com'è nato questo desiderio di ricerca relativo alle donne che si occupano di botanica? Sei partita dai disegni per poi arrivare alle vite o sei partita dalle vite e poi all’esperienza artistica?
Ma guarda, io sono partita dalla mia incessante voglia di stare in mezzo alle ‘fratte’, perché io in realtà sono una campagnola, sono un'umbra che vuole stare in mezzo al bosco a riconoscere le bacche, a raccogliere le proprietà di queste bacche o di queste erbe perché ognuna di queste ha delle particolari proprietà terapeutiche, quindi all'inizio mi sono andata anche a documentare su tutta la scienza, su particolari autori come ad esempio Dioscoride e altri.
Perché tu hai comunque una formazione artistica e su questa hai innestato anche una tua passione personale per le erbe, per la botanica e di conseguenza sono partiti questi laboratori con gli acquerelli…
Sì, io ho fatto liceo artistico all'Istituto d'Arte a Perugia e qui ho appreso tutto quello che riguarda le tecniche pittoriche ma anche la progettazione pittorica, come si progetta per esempio una decorazione per una biblioteca, ecc. e questa è stata una formazione di base, poi ho fatto l'Università di Architettura e poi anche l'Accademia di Belle Arti. Dopo ho intrapreso un percorso legato all'arte contemporanea, quindi molto più performativo, concettuale. Poi a un certo punto mi ha affascinato, rispetto al raccogliere e studiare le erbe selvatiche, l'energia che si sprigiona a contatto con la natura del corpo che è legata sia alla voce che al canto. Quando cantavo nei Laboratori della Scuola di Musica di Testaccio facevo tutte le mie prove cantando all'aperto, sentendo proprio l'aria, cioè mi interessa tutto quello che è legato un po' alle sollecitazioni che uno spazio selvatico dà ad una persona che sta al suo interno e lo percepisce sentendosi parte di un tutto.
Quindi io ho fatto tantissimi lavori anche artistici all'esterno, viaggiando con una tenda nei Balcani portando un'amaca, portando persone in giro per stati diversi dalla Lituania alla Bulgaria, perché tutto quello che è collegato agli spazi aperti era legato anche ad una cultura popolare: e la cultura popolare va sempre a finire con un racconto davanti a una tisana. C’è sempre una figura saggia e mitica nelle storie popolari… per esempio ho letto tantissimi libri, e c'è questa Katerina Tuckova, che è una scrittrice ceca che ha scritto ‘L'eredità delle dee’ e racconta di questa donna saggia che utilizzava le erbe per guarire, è un romanzo meraviglioso di questa autrice ma non solo…Ci sono tantissime narrazioni della cultura popolare in cui l'elemento del naturale, del femminile entra dentro, è quasi una matrice di una cultura, questo è molto interessante ma anche i pittori, nella storia dell'arte - non si studiano certe cose - ma anche i pittori più importanti tipo Dürer, hanno trattato tantissimo proprio dal selvatico, pensiamo alla ‘grande zolla’ di terra di Dürer che è un frammento di terra con un po' di gramigna…. Adesso sto facendo delle sperimentazioni sulla tintura delle bacche, come le bacche puliscono il filo e per esempio, raccolgo delle bacche come la fitolacca, il sambuco e preparo degli inchiostri e poi faccio delle tinture per capire come il colore attecchisce sul tessuto o sul filo di lana e quanto nel tempo questo colore si mantiene. Ho fatto anche degli acquerelli con queste tinture naturali quindi i laboratori con le tinture naturali ancora non li ho sperimentati.
Torniamo alla mostra adesso: saranno presenti le allieve e la maestra, giusto? Quanto dura, come si svolge e quando le persone possono venire a vederla…
Sì, allora, la mostra si inaugura venerdì 8 novembre dalle 17.00 fino alle 19.30- 20.00 e ci sarà, diciamo, prima una sorta di performance con letture e musica (questa performance è realizzata da un duetto composto dalla chitarrista Sonia Maurer e dalla cantante Flaviana Rossi, che è anche mia allieva da anni), con 4-5 pezzi di tradizione orale legati soprattutto al naturale, quindi ai fiori, come tema principale c’è il tema dei fiori, delle erbe, e dedicandoli a queste donne, a queste autrici ed artiste che sono state il punto di riferimento dei nostri laboratori di quest'anno. Intervallate ai canti ci saranno delle poesie che ho scritto io, dedicate a loro, perché praticamente di mio, in questo caso, c'è una mano che sostiene l'allieva nella realizzazione del lavoro, ma in realtà come dipinti miei non c'è nulla (però ho curato tutte le cornici e ci tenevo che fossero belle e tutte uguali ed anche il catalogo), però mi è piaciuto dedicare a queste donne delle poesie che saranno anche nel catalogo. Poi la mostra è aperta tutti i giorni e ci sarà un finissage il 17 di novembre, dalle 17 fino alle 20, in cui ci saranno invece delle letture delle mie allieve sulle storie e le biografie di queste donne intervallate da altri canti, sempre a cura di Flaviana Rossi e di Sonia Maurer.
Raccontaci come si è svolto questo laboratorio di acquerelli con le donne di cui farete vedere i risultati nella mostra? avete cominciato da una parte teorica oppure si comincia subito a dipingere? Sono tutte persone che già dipingevano o si può arrivare ai laboratori anche senza avere esperienza?
Guarda, io credo che molte persone, molte ragazze, perché sono tutte donne - non riesco a capire se è una questione culturale ma alcuni uomini che sono venuti ed erano interessati non sono tornati, è come se si intimidissero per l’atmosfera, estremamente conviviale e di condivisione, che si crea all'interno del gruppo, se non fai una pratica nella sperimentazione del gruppo è difficile entrarci credo, quindi quindi secondo me c'è una scrematura - vengono ai laboratori sì per disegnare ma anche per godersi un tempo insieme di condivisione e poi c'è una passione, perché molte, quelle che continuano, hanno proprio la passione. Poi puoi coltivare, puoi partire anche da un germe Ma se questo germe non è pensato o non ce l'hai proprio allora è un pochino più faticoso. Certo io stessa cerco di variare… il tempo del laboratorio è strutturato un po' così: si inizia a fare una sorta di lettura della biografia di un’autrice. Per esempio Edith Gertrude Clements oppure Sarah Stone quest’anno. Io traduco dall'inglese perché non si trova niente in italiano e cerco di coinvolgerle facendo leggere un capoverso a ciascuna di loro E quindi si inizia a conoscere la storia di questa figura che si affronterà; poi di solito faccio fare un esercizio più tecnico, sulla palette cromatica e sui colori, spiegando per esempio la differenza tra i colori primari, secondari, terziari. La differenza di valori e di toni tra le tinte, facendo anche qualche paragone con la musica o nella storia dell'arte perché una certa cosa è accaduta. Soprattutto per esempio Vasilij Kandinskij e Paul Klee sono stati grandi teorici, ma anche Johannes Itten, del colore legato alla musica. nel pericolo dell'astrattismo impressionista. Quindi facciamo prima un riscaldamento, che è anche molto complicato, perché loro devono fare una tavola tanche tecnica, delle campionature su delle forme geometriche, ma non è semplice dosare il colore l'acqua, le percentuali d'acqua per creare poi quelle che sono le venature, che poi sono alla base della pittura dell'acquerello. Poi Facciamo una pausa e di solito facciamo una tisana son le erbe raccolte e si mangiano dolci e marmellate di stagione. E lì si sta insieme però loro continuano a dipingere: io metto sempre una tavola botanica presa da un'enciclopedia, o in genere da un libro che si chiama ‘The Wild Flowers of the British Isles’, di questa autrice inglese, Harriet Isabel Adams, che riporta i fiori selvatici delle isole britanniche dove ci sono tutte le categorie, le specie dei fiori selvatici, una donna di cui non si sa quasi niente, non c’è nemmeno una foto. Le allieve realizzano questa tavola e molto spesso non riescono a finirla ma la finiscono a casa e me la portano finita la volta dopo. Io ho fatto pure comprare un quaderno dove tengono le biografie (praticamente loro attaccano un foglio con la biografia e se c’è la foto dell'autrice) e poi le tavole che realizzano, in maniera tale che se loro vengono dieci volte hanno questo quaderno che man mano si arricchisce di storie e disegni…Quindi capiscono anche il tempo in cui è vissuta e saranno in mostra anche questi quaderni, quindi ci sarà anche un'installazione con questi quaderni.
C'è qualcos'altro che vuoi dire che ti viene in mente?
Si qualcosa sulle allieve come autrici …. Nel senso che le tavole che le partecipanti realizzano chiaramente devono assomigliare alla tavola originale però in realtà, poi, escono fuori le loro personalità Per esempio alcune hanno più fantasia, altre hanno una personalità piena di vitalità e di luminosità e si vede nei colori che usano, alcune molto brillanti e nitidi, chiari di getto, di pancia, Ci sono abilità e doti che escono fuori naturalmente, mentre altre sono più pittrici…si vede che c'è una sostanza pittorica dentro, poi c’è chi ha un approccio più grafico…come nelle voci tu senti proprio delle personalità, ecco, e questo è molto bello perché aiuta proprio anche a riconoscersi, a identificarsi in un mondo in cui alla fine l'immagine è spesso confusa.
Progetti per il futuro?
Guarda, io credo che questo percorso al femminile lo proseguiremo, ma in alcuni laboratori ci sarà più poesia, saranno incentranti sulla poesia, perché quest'anno sono stata in Inghilterra e mi sono andata un po' a vedere alcuni libri proprio nei musei di botanica e lì da loro c'è una grandissima cultura ….qualsiasi autrice, da da Jane Austen a Virginia Woolf parlano di ‘selvatico’ e ci sono tantissimi libri con poesie di autrici/autori inglesi legate al selvatico, E quindi mi piacerebbe fare una cosa legata un po' anche a questo.
Lascia un Commento