Martedi, 19/11/2024 - Nata nel 1927 a Recanati, figlia del famoso pittore Lorenzo Gigli, nipote di Beniamino, Adelaide si trasferisce con la famiglia in Argentina, agli inizi degli anni ’30. A quei tempi, l’Argentina rappresentava un ponte tra l’Europa e il nuovo mondo: c’era come un’idea di libertà, di rinnovamento e, soprattutto, si voleva sfuggire alle maglie del Fascismo. Nel ’46 venne eletto Peron e prese l’avvio un regime fatto di patriottismo, cattolicesimo, giustizialismo: Adelaide inizia a interessarsi a ciò che le accade intorno e partecipa attivamente alla vita culturale del Paese. In questi anni incontra David Vinas, da cui avrà due figli. Il regime inizia a vietare la libera espressione delle individualità e molti amici della coppia vengono sequestrati e barbaramente uccisi. Inizia così una fase di lunghe peregrinazioni di Adelaide che, intanto, si fa chiamare Adelaida, per rimarcare l’esistenza di un nuovo alfabeto, nella sua vita, con cui poter suggellare le parole delle sue rivolte. Nel ’76 si afferma il regime militare di Videla e tutto precipita: entrambi i figli di Adelaida saranno rapiti e di loro non si saprà più nulla.
Tornata, dopo varie vicissitudini, a Recanati – città che rappresenterà sempre, per lei, un luogo di esilio – si dedica totalmente alla ceramiche e alla scrittura: ha imparato, a sue spese, che l’immaginazione è uno strumento che nessun regime può soffocare. Vive da sola nel suo monolocale, circondata dai ricordi che le velano gli occhi di malinconia, ed è lì che la incontra Adriàn Bravi, di origini argentine ma naturalizzato italiano. E’ il 1988. Inizia così un’amicizia profonda che durerà fino alla morte di Adelaida, avvenuta nel 2010.
Il testo che Bravi le dedica, “Adelaida”, Nutrimenti Edizioni, entrato nella dozzina del Premio Strega di quest’anno e vincitore del Premio Comisso, è una sensibile elegia nei confronti di una donna strardinaria, coraggiosa, resiliente, che pagò un prezzo altissimo in nome della libertà, sua e di coloro che amava.
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