A tutto schermo - Da Meryl Streep a Giovanna Gagliardo, all’undicesima Festa del Cinema di Roma tante le protagoniste, eroine del quotidiano e non solo
Colla Elisabetta Domenica, 13/11/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2016
Ciascuno può pensarla come vuole, ma la Festa del Cinema di Roma, che si è svolta quest’anno dal 13 al 23 ottobre presso l’Auditorium Parco della Musica, il MAXXI ed altre sale e location romane (Admiral, The Space Moderno, Sala Trevi, Casa del Cinema), è stata una grande occasione per la città, a vari livelli, cinematografici e non solo: presentare film, vederli, interagire con personaggi famosi, incontrare persone del settore, intervistare testimonial, fare industry, divertirsi e stare insieme. Certo, la selezione ufficiale è un po’ un calderone (non ci sono sezioni differenziate) ma questo è in perfetta linea con l’idea che non è tanto il premio che conta in questa Festa, quanto l’esserci, da entrambe le parti, pubblico e autori.
Fra le pellicole selezionate, nel concorso ufficiale e nella sezione autonoma e parallela di Alice nella Città - che ha offerto anche quest’anno opere ottime per le quali è auspicabile una distribuzione italiana - molte hanno raccontato le donne, tante donne: ragazze, giovani donne o mature ed anziane signore accomunate e mosse da grandi passioni, per la vita, per una causa o un’idea, per amore di qualcosa o qualcuno. Eroine del quotidiano e della vita pubblica, italiane o di Paesi d’oltremare, povere o benestanti, ma sempre magnifiche, dolenti e resistenti eroine come quelle di Sole, Cuore, Amore di Daniele Vicari, The Eagle Huntress di Otto Bell, La Fille de Brest di Emmanuelle Bercot, Denial di Mick Jackson, Una di Benedict Andrews, The Secret Scripture di Jim Sheridan, Noces di Stephan Streker, Maria per Roma di Karen Di Porto, La mujer del Animal di Victor Gaviria, 7 minuti di Michele Placido, Little Wing di Selma Vilhunen (Premio Taodue), Layla M. di Mijke de Jong, Heaven will wait di M.C.Mention-Schaar: ciascuno di questi film ha dato spazio, volto, carne ed anima alle donne.
Anche Meryl Streep, la mitica attrice cult della nostra giovinezza (che non dimostra affatto i suoi 67 anni) è intervenuta alla Festa del Cinema, per presentare di persona Florence Foster Jenkins, il suo ultimo film diretto da Stephen Frears e per incontrare la stampa e il pubblico. “Così come per la protagonista del mio film - ha affermato la Streep - l’arte può diventare ragione di vita, un motivo per sopravvivere in molte circostanze. Rispetto al mio lavoro provo oggi la stessa passione dei primi ruoli di donne che ho interpretato, non percepisco un calo di amore o interesse, in ogni film voglio far vedere al pubblico cosa so di questa donna che interpreto, ogni personaggio va difeso e curato, perché ogni donna merita di essere raccontata e ascoltata e di avere un posto nel mondo”.
Nel film la Streep interpreta una ricca e generosa mecenate newyorchese, Florence Foster Jenkins, realmente vissuta (1868-1944), che adorava la musica classica e che si dedicò alla carriera di soprano pur non avendo alcun talento, aiutata dalla sua posizione e da un premuroso secondo marito: la brillante interpretazione della Streep (che ha dovuto imparare a stonare con un coach) dà vita ad un delizioso personaggio, misto di ingenuità, incoscienza e spontaneità, ma anche complesso e malinconico, in un duetto attoriale da non perdere con il bravo Hugh Grant.
Ma la Festa ha offerto spazio anche al documentario italiano (la stessa Streep ha sostenuto pubblicamente a Roma Fuocoammare per l’Oscar, dichiarando unico il film di Rosi) e, fra gli altri, un ruolo speciale merita 'Le Romane – storie di donne e di quartieri', scritto e diretto dalla regista, giornalista e sceneggiatrice Giovanna Gagliardo, presentato nella sezione Riflessi e prodotto da GA&A Productions con RAI Cinema (in collaborazione con RAI Teche e con il sostegno del MIBACT Direzione Generale per il Cinema). Alcuni quartieri di Roma vengono raccontati attraverso immagini di repertorio e note testimonial femminili (per Cinecittà, Anna Magnani o, per Testaccio, Gabriella Ferri) che lì sono nate, ci vivono o ci hanno vissuto.
Non è la Roma monumentale ma quella quel quotidiano, dei vicoli e delle panchine, dei baretti e delle ricette tramandate dalle presenze femminili. “Volevo raccontare la piccola bellezza quotidiana di Roma e come alcune donne hanno ‘influenzato’ i quartieri dove hanno vissuto, come la Ferri, la Cavalieri, la Magnani. D’altra parte le donne, in genere, più legate alla casa, al mercato, alla scuola dei figli, vivono il territorio molto più degli uomini. Volevo fare un affresco della cultura di questa vita di tutti i giorni, ad esempio sappiamo che le madri povere del Ghetto hanno inventato la minestra di pesce prendendo gli scarti del mercato, per necessità, e sentivo di dover restituire la dignità di ‘cultura’ a tutto questo”.
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