Lunedi, 20/05/2019 - E' della settimana scorsa la notizia che la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, insegnante di italiano e storia in un istituto tecnico palermitano, è stata sospesa per “omesso controllo” sulla sua classe.
Ma qual è la sua colpa? Aver fatto il suo mestiere tenendo lezioni su temi che sono la Storia, le migrazioni, l’Italia dal 1922 al 1945, la Shoah ed aver “ permesso” la realizzazione di un lavoro di approfondimento dove un gruppo di allievi ed allieve con immagini, dati, riflessioni ha messo in relazione il Decreto Sicurezza con le leggi razziali del 1938.
Ma la legge che prevede il controllo sulle classi da parte degli insegnanti non fa riferimento all’incolumità fisica dei ragazzi e non al lavoro didattico che può, anzi deve essere ispirato alla libertà di pensiero e di insegnamento. (Articoli 21 e 33 della Costituzione Italiana)?
Tira una brutta aria ultimamente e compaiono, in ambiti diversi, “zelanti servitori dello Stato” che “annusando” qua e là pensano di far contento “qualcuno”.
O che forse “eseguono solamente degli ordini”, magari condividendone gli intenti o forse non ponendosi alcuna domanda… perché a scuola non hanno incontrato “buoni maestri” come la Dell’Armi che nella sua carriera ha sempre avuto come obiettivo quello di una scuola pubblica in un paese libero, civile e democratico: contribuire a formare dei buoni cittadini, che hanno a cuore la società in cui vivono, studiano, lavorano e se necessario lottano per vedere rispettati i valori fondanti del loro Paese.
O forse sono di quelli che si vantano che “ non leggo un libro da tre anni”…
Tra i tanti scritti, appelli, manifestazioni di solidarietà di questi giorni, pubblichiamo e facciamo nostre le parole del 17 maggio di Romano Luperini, linguista, insegnante, uno dei massimi critici letterari italiani.
“I fatti di Palermo costituiscono una minaccia alla libertà dei cittadini e un attentato gravissimo ai diritti sanciti dalla Costituzione: la libertà di opinione e la libertà di insegnamento. Una insegnante è stata esclusa per quindici giorni dall’insegnamento e da parte dello stipendio (ridotto alla metà) per non aver vigilato su un video dei suoi alunni che accosta il decreto salviniano sulla sicurezza alle leggi razziali del 1938 (cosa peraltro pensata da almeno un terzo degli italiani).
Il fatto è di una gravità inaudita. Chi riteneva i gesti di intolleranza del nostro ministro degli interni delle innocue pagliacciate deve ripensarci. Questo atto di forza vuole intimidire non solo una categoria (gli insegnanti) ma tutti i cittadini. E che si sia partiti dai docenti non è casuale: sono loro che devono insegnare il rispetto dei diritti, la democrazia, la tolleranza, i principi della Costituzione antifascista. La scuola da sempre è un terreno di resistenza. Per questo è stata colpita per prima.
Questa prova di forza è solo un inizio, un ballon d’essai per vedere quanto avanti ci si può spingere sin da oggi nella fascistizzazione dello stato. Per questo esige una risposta pronta e decisa. Già gli insegnanti e gli studenti di Palermo, che sono subito scesi in sciopero, hanno reagito con decisione.
Nessuno sottovaluti quanto è successo. Di qui in avanti nessuno è più sicuro e, come è successo alla insegnante di Palermo, chiunque può trovarsi la Digos in casa o in classe. Si sta procedendo alacremente verso uno stato di polizia, e bisogna resistere, resistere subito con gli strumenti della democrazia ma con il massimo di determinazione.”
Coordinamento nazionale Comitati SeNonOraQuando?
(testo redatto da Cinzia Ballesio)
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