Il sottotitolo 'Eleonora Duse racconta di sé' è indicativo dell'intento dell'autrice che racconta l'attrice "...tra realtà, verosimiglianza, fatti accaduti o del tutto immaginati o entrambe le cose..."
Nella sinossi leggiamo: “Eleonora Duse posa a Parigi per la pubblicità del Chocolat Guérin-Boutrona Parigi, a farle compagnia è Matilde Serao; invia in dono un oggetto a lei molto caro a Mary Pickford mentre è a New York; scrive alla poetessa e scrittrice Ada Negri di sua madre; discorre dei suoi fiori preferiti con Ida Rubinstein; ringrazia il padre di James Joyce per avere portato il figlio giovanissimo a teatro ad un suo spettacolo, apprenderà anni dopo dell’influenza che, il vederla in scena, ebbe per lui nel creare il personaggio di Molly Bloom nell’Ulysses; ricorda le lacrime di Giovanni Papini a causa delle sue difficoltà finanziarie e racconta di chi nella sua vita contò tanto, Boito, D’Annunzio e dice tanto altro, perfino di Pirandello sfidato a duello. Pertanto, questo libro è da ritenersi come un’autobiografia trasposta di Eleonora Duse che dice di sé, delle sue peregrinazioni, delle sue frequentazioni, del suo Teatro.
Realtà, verosimiglianza, fatti accaduti o del tutto immaginati o entrambe le cose: uno, per tutti, Eleonora Duse inviò realmente un dono a Mary Pickford, non sappiamo però quale esso sia stato, ma la scrittrice rivela (molto bello e davvero credibile) quale dono, nel marzo del 1924, fu inviato dalla Duse alla giovane attrice americana, e che sia stato vero il suo avere posato a Parigi per delle pubblicità, non è certo, ma nel libro accade.
Un libro di finzione, dunque, ma nutrito di tanto vero e di una lunga frequentazione che l’autrice, che è anche saggista, da più di vent’anni intrattiene con la Duse, per avere riscoperto e curato e pubblicato, a cominciare dal 2002, molti carteggi di Eleonora Duse, quali quelli con Giovanni Papini, Mary Pickford, Matilde Serao, Ida Rubinstein, Ada Negri.
Ma, soprattutto, un libro che è un atto di amore per Eleonora Duse nel Centenario della sua scomparsa che quest’anno ricorre; a lettura ultimata, pare d’aver ascoltato una sonata a quattro mani, se ne avverte una consonanza tra loro, come se davvero la scrittrice l’avesse conosciuta, avesse, dalla sua inimitabile voce, sentito raccontare la sua vita.
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