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NAPOLI / MEDITERRANEO ed EUROMEDITERRANEO FRA DIRITTI E SAPERI

Il 29 e 30 novembre convegno presso l'Istituto Filosofico sul tema delle migrazioni e del legame con il colonialismo

MEDITERRANEO ed EUROMEDITERRANEO  FRA DIRITTI E SAPERI per la costruzione di una PACE, questo il TITOLO del prossimo CONVEGNO del 29 e 30 Novembre 2024 presso ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI DI NAPOLI  nello storico PALAZZO SERRA DI CASSANO in Via MONTE DI DIO !4

-IDEAZIONE  a cura di Esther Basile-Filosofa – 

Studiose e studiosi da tutta Italia riformulano la necessità di un INCONTRO di ANALISI e di LABORATORIO rincontrandosi a Napoli fra storiche e storici,saggiste,giornaliste,archiviste,antropologhe  come è giusto che sia in questo momento storico.

Da Napoli presso la Sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in Palazzo Serra di Cassano  è nata la CARTA DI NAPOLI  ormai  quattro anni fa a seguito di Convegni dedicati ai Saperie Diritti delle donne nell’area del Mediterraneo ed Euromediterraneo,(2021) con interventi da remoto di esponenti professioniste del Parlamento Europeo. Ideazione della Carta di Napoli di Esther Basile_Giuliana Sgrena –Daniela Mainenti-Maria Rosaria Rubulotta e tutte le componenti della Associazione Eleonora Pimentel.

Il secondo appuntamento si è tenuto presso la Casa delle Donne a Roma e poi a Napoli ancora nel Convegno  il 12 Maggio 2023 sempre in Istituto Filosofico.In aprile ci siamo recate/i  2023 a Molfetta e in Settembre 2023-24 in Trentino.  Altro appuntamento novembre 24 e 25 del 2023 a Napoli  sempre nel Palazzo Serra di Cassano.

Abbiamo analizzato molti aspetti fra cui Il fenomeno migratorio, inteso come fatto politico sociale  che non può essere considerato se non dinamico, complesso e multidimensionale: è di conseguenza impossibile avere un unico modo di interpretare le migrazioni e di strutturare variabili universali intorno a cui formulare la ricerca. La scelta metodologica è legata quindi, alla multidimensionalità del fenomeno stesso e deve contenere la possibilità di mettere in dialogo i quadri teorici e approcci scelti con la dimensione dell’incontro con le soggettività migranti.

Anche in questo ulteriore appuntamento del 29-30 Novembre 2024 in Napoli presso Istituto Filosofico uno dei punti di partenza è rappresentato dalla necessità di uscire fuori da quello che Sayad definisce nazionalismo metodologico (Pepe, 2009) e che si traduce nella scelta di strumenti di ricerca radicati nella visione postcoloniale delle migrazioni e della conseguente produzione discorsiva. Il legame tra colonialismo e migrazioni deve essere preso in considerazione in una riflessione su narrazione e migrazioni proprio perché, come scrive Renate Siebert «non possiamo parlare di immigrazione senza riflettere sul colonialismo perché gran parte delle migrazioni rappresentano una variante del dominio coloniale, sono la sua ombra, e nella struttura stessa di molti processi migratori si perpetua la dimensione coloniale» (Siebert, 2012: 253). Le relazioni di dominio di tipo coloniale sono quindi intrinseche nelle dinamiche migratorie ancor più se si considerano le forme di decostruzione delle stesse a partire dal riconoscimento delle soggettività. Il focus sulle dinamiche migratorie oggi permette di considerare le soggettività migranti inquadrando anche la dimensione politica: «le voci e i corpi […] nei cantieri di una nuova democrazia che le soggettività migranti stanno costruendo, esprimono anch’esse pratiche costituenti performative di cittadinanza. Sono una possibile forza rivoluzionaria transnazionale» (Perretti, in Carabini, De Rosa, Zaremba, 2011). Tale dimensione necessità di una collocazione politica, laddove si intende considerare l’elaborazione creativa di nuove strategie di cittadinanza a partire dalle dinamiche di riconoscimento (Honneth, 2002) e riconoscimento negato (Siebert, 2003). Collocarsi è in altri termini ciò che si definisce posizionamento, di un allontanamento (bellhooks, 1998) che viene tradotto in pratiche di ricerca scegliendo come categoria e come spazio e tempo di margine. bellhooks in Elogio del margine (1998) invita a collocarci nel margine, ad abitare questo spazio, inteso come spazio di apertura radicale, e allo stesso tempo di crearlo all’interno della cultura dominante per decostruire rappresentazioni dell’alterità legate troppo al rapporto colonizzaticolonizzatori.

«La marginalità è un luogo di radicale possibilità uno spazio di resistenza. Questamarginalità che ho definito spazialmente strategica per la produzione di un discorso contro egemonico è presente non solo nelle parole ma anche nei modi di essere e di vivere» (hooks,1998 ). Collocarsi al margine significa contribuire a produrre una narrazione alternativa, in uno spazio di riconoscimento che diventa «un luogo capace di offrirci la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi».  I margini rappresentano altresì i confini, intesi non come una distinzione che si traduce nello spazio, una divisione tra un “noi” e un “loro”, ma un punto in cui posizionarsi percambiare prospettiva. In “La terrazza proibita”, anche FatemaMernissi (2005) offre un esempio di come sia possibile osservare e decostruire la narrazione dominante a partire dai confini, reali e simbolici, attraverso cui è stata storicamente costruita l’immagine della donna.

Molte donne sono state escluse storicamente dai processi di riconoscimento (de Beauvoir, 1976), di chi è stato escluso dalle narrazioni dominanti sulle migrazioni, di chi si colloca al margine, ovvero i soggetti postcoloniali (Loomba, 1998), le donne migranti. La conversione di sguardofemminile , diventa quindi uno strumento necessario all’interno di un cambiamento necessario, ed è la base per un percorso di ricerca, che è soprattutto esercizio di esperienza dell’altro.Fare esperienza coincide con l’assunzione di responsabilità per la propria biografia nel senso in cui«fare esperienza di sé e sviluppare la capacità e sensibilità per fare esperienza dell’altro vanno in un certo senso di pari passo» (Siebert, 2003). La riflessione postcoloniale quindi, permette di far emergere con forza la necessità di dar voce a chi è stato storicamente escluso dalla narrazione dominante, ovvero le stesse soggettività migranti all’interno delle quali è storicamente rintracciabile ciò che è stata definita invisibilità simbolica e reale delle soggettività migranti femminili. Fare esperienza di sé e dell’alterità è un esercizio che diventa un processo chiamato da autrici – come bellhooks o Paola Tabet – un processo di “disimparare”, di mettere in discussione categorie e concetti e «in un certo senso, come suggeriscono i cultural studies ed i postcolonialstudies, occorre scoprire le radici dei sistemi di conoscenza moderna nelle pratiche coloniali, cominciando con un processo per disimparare attraverso il quale possiamo mettere incrisi le verità ricevute» (Siebert, 2003).

Quindi andremo avanti nella tutela dei Diritti delle donne  come dopo la testimonianza della giovane studentessa iranaiana ascoltata in Istituto Filosofico durante l’ultimo Convegno di ottobre 2022. Napoli ancora una volta cittadella dei Saperi femminili in un confronto dialettico e di studio per la conoscenza dei Paesi del Mediterraneo. La Carta di Napoli un processo di attenzione e analisi per essere presenti a Tavoli di discussione.

Il dialogo tra i popoli e le culture: una posta in gioco centrale nel rapporto

Euromediterraneo. La costruzione della pace elemento trainante.

Per i popoli del Nord e del Sud del Mediterraneo si tratta, nell'immediato, di far fronte insieme ai cambiamenti internazionali e alle incertezze da cui sono attraversati, non più ognuno per sé e nel rispetto delle reciproche differenze. Nel lungo periodo, è importante sviluppare il sentimento e la percezione di un destino comune. Il dialogo tra i popoli e le culture è quindi chiamato a giocare un ruolo decisivo nella costruzione di uno spazio euromediterraneo "dotato di coesione e di senso". Un tale dialogo dovrà pertanto avere i nostri studi e le nostre ricerche anche con uno sguardo di genere.

La condizione femminile è una fondamentale chiave interpretativa della realtà euromediterranea e delle sue forze messe in campo. Viene utilizzata nel sostenere questa o quell'altra tesi, nel fare o non fare una guerra, nel concedere o meno diritti culturali a una data comunità, diventa una fondamentale chiave interpretativa della realtà e delle forze in campo.

I diritti delle donne del Mediterraneo non sono tutti uguali e le stesse non vivono

uguali condizioni. Nel bacino mediterraneo civiltà, culture, tradizioni e ordinamentigiuridici si incrociano intorno alla donna, fanno sintesi, confliggono. Francia, Spagna,Italia hanno fatto passi in avanti nell’emancipazione della donna, pur persistendo fortiretaggi culturali, soprattutto in Italia. I Paesi dell’Est della zona adriatica, sono usciti da una

economia collettivistica e dalla negazione di parte dei diritti di libertà che

apparentemente li rendeva tutti uguali che dopo il crollo del muro di Berlino haportato la donna a diventare merce da vendere. Le donne in Egitto, piuttosto che inAlgeria o Marocco, così come le donne che hanno lasciato questi paesi per emigrare inEuropa, sono oggi espressione paradigmatica di quell'ampio dibattito sui diritti umaniall'interno del quale si giocano le interconnessioni e i conflitti tra locale e globale, sigiustificano e si fanno guerre, si rivendicano identità oppositive e contrastanti.

D'altronde come SeylaBenhabib scrive: "Da quando le società e le culture umanehanno interagito e si sono confrontate tra loro, la condizione delle donne e dei bambinie dei rituali del sesso, del matrimonio e della morte hanno occupato un posto specialenelle interpretazioni interculturali" .


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